Satoe Tone, “Questo posso farlo”, Edizioni Kite, Anobii, 2011

Un libro illustrato, magico, leggero e perfetto, che racconta la storia di un piccolo e bellissimo uccellino fatto di nuvole, che però non “funziona” come dovrebbe: non sa volare, non sa nuotare, non sa pescare… non sa fare niente. E nonostante gli sforzi e i curiosi stratagemmi che si inventa per riuscire-ad-essere-come-tutti-gli-altri, niente va a buon fine, perché il problema sta in lui che, anche se riusciva a fare quello che doveva, lo faceva comunque in modo sbagliato.

L’imperturbabilità della madre, dei fratelli e dello stesso piccolo protagonista regalano una storia silenziosa, fatta di pensieri quieti. Ma ecco che qualcuno prende la parola: alcuni esili e quasi trasparenti fiorellini chiedono ospitalità: «I nostri bambini stanno per nascere» e loro non hanno un posto dove stare, come a dire che i piccoli sono gli unici capaci di accogliere e capire.

“Questo posso farlo”. La parola del piccolo uccellino cade perentoria come una pietra pesante, poggiata solidamente a terra. «Anche se farà freddo… anche se tirerà il vento… Io starò». Lui starà e amerà.

L’accettazione semplice di amare e di essere amato genera frutti inaspettati. Il piccolo uccello infatti, per una strana trasformazione dell’essere, diventa un albero solido e fermo con un tronco stabile e fiorito, vivo, strabiliante. Ogni fiorellino vorrebbe abitarlo e ogni uccellino vorrebbe costruirci una casetta.

Un destino straordinario che capita a un solo uccellino nella storia, quello che ci sta, che mostra come la posizione più ragionevole nel mondo sia amare, come da niente può nascere tutto, a condizione di starci. Che ridimensiona le aspettative che ognuno può avere sui figli o sugli altri: perché la felicità spesso non è quella che abbiamo in mente, ma qualcosa che non riusciamo nemmeno ad immaginare.